Incendio a Maganuco(Modica) fa scoprire discariche abusive di materiali pericolosi. Indagine della Polizia Locale. Sequestrata un’area di cinque ettari

28 luglio 2016 | News | di marcello | 0 Commenti

La polizia locale di Modica ha posto sotto sequestro un’area di circa cinque ettari nella zona industriale ex Asi di Maganuco. Lunedì scorso, a seguito di un vasto incendio che si era sviluppato nella zona, i vigili del fuoco avevano chiesto l’ausilio della polizia locale.

Sul posto era intervenuto il Nucleo di Pronto Intervento. Quando i pompieri hanno terminato le operazioni di spegnimento ed erano rientrati a Ragusa, la pattuglia della “Municipale”, presente ancora sui luoghi per completare i controlli, ha accertato che alcuni focolai si stavano nuovamente alimentando per via del vento mentre da un’area ben definita si alzava una coltre di fumo nero che si dirigeva verso Pozzallo e che aveva, oltremodo, allarmato la popolazione per l’ipotesi d’inquinamento ambientale. Sul posto si sono portati, quindi, anche il comandante, Rosario Cannizzaro, e il suo vice Giorgio Ruta. Sono stati avviati più approfonditi accertamenti addentrandosi tra i terreni impervi fino ad arrivare in una zona già “preda” delle fiamme dove si trovavano abbandonati tubi in pvc in quantità consistente. Nella stessa area, ma in punti diversi, si trovavano depositati, per opera di ignoti, rifiuti pericolosi e non pericolosi di vario genere tra cui pneumatici, materiale plastico del tipo utilizzato per la copertura delle serre, lastre e recipienti di eternit, materiale edile di risulta derivante da demolizioni, guaina catramata, che, di fatto, costituivano diverse discariche abusive. L’area in questione era in parte di proprietà dell’ Irsap, ex Area di Sviluppo Industriale, ed in parte di un’azienda privata, i cui rappresentanti legali sono stati diffidati per effettuare la bonifica immediata delle aree. E’ stata, inoltre, presentata denuncia all’autorità giudiziaria contro ignoti, per avere costituito discariche non autorizzate, reato punito con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro(art. 256 c. 3, TUA)

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