Dovrà sottoporsi a sei mesi di affidamento ai servizi sociali per evitare l’eventuale condanna una donna che nel mese di aprile del 2018 fu deferita all’autorità giudiziaria per violenza, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale. La misura alternativa l’ha chiesta l’avvocato Piero Sabellini, difensore della cinquantenne modicana nel corso del processo davanti al Tribunale di Ragusa. In settembre è stata fissata l’udienza che stabilirà il programma che l’imputata dovrà seguire. Alla fine dei sei mesi di affidamento, il magistrato stabilirà che l’interessata sarà “recuperata” e se chiudere il procedimento. La donna lasciato l’auto in divieto di fermata in Corso Umberto, creando, peraltro, grave intralcio alla circolazione. In zona si trovava il vice comandante della polizia locale il quale aveva accertato che le cause del problema viario erano da ricondurre proprio a un’autovettura lasciata in sosta irregolare. L’ufficiale, dopo essersi attivato per fare defluire il transito, provvedeva a redigere avviso di infrazione nei confronti dell’utilitaria, quindi si allontanava in una zona attigua. Poco dopo era sopraggiunta la donna che da lontano aveva inveito nei confronti del tutore del traffico e, una volta raggiunto, aveva profferito frasi offensive, minacciose ed oltraggiose(…ti farò passare dei guai, io sono moglie di un tuo collega e sorella di un carabiniere. Stai attento perché ho due c…..grossi così), usando, poi, violenza con le mani e spingendo l’operatore, finanche contro il muro, il tutto alla presenza di decine di turisti che assistevano increduli ai fatti. L’ufficiale, a questo punto, aveva chiesto l’esibizione dei documenti di riconoscimento ma l’interessata si era rifiutata e, anzi, aveva strappato l’avviso di infrazione lanciandoglielo addosso.
Solo l’intervento del comandante, Rosario Cannizzaro, che si trovava in zona, era servito a riportare alla ragione la 50enne, che poi fu denunciata.
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